Applicazione delle lavorazioni tradizionali, tipo Agaseks K’uruhindu, per prodotti ad alto valore commerciale

Un piccolo disco che arriva dal Ruanda. Guardandolo da vicino si vede un fascio d’erba sfibrata, fina fina, cucito con un altro tipo d’erba, riga per riga sul fascio precedente. È il fondo di un vaso non finito che le donne Tutsi costruiscono in una quantità d’ore non numerabili, anzi tante giornate di lavoro, per farne un contenitore da regalo per accompagnare i loro riti. Questo e due altri pezzi originali fabbricati con tecniche leggermente diverse, per noi del San Marino Workshop sul Ruanda, erano gli unici testimoni da toccare, annusare e studiare, una parte della loro cultura così lontana dalla nostra. Ci hanno fatto capire come da una materia povera come questo insieme d’erba l’uomo possa creare un oggetto preziosissimo mettendo tutta la sua abilità e tempo di vita, la sua storia. Il tempo, un elemento che nella nostra economia da “primo mondo” è diventato raro. Sta lì il lusso. Pertanto immediato è stato il nostro obiettivo di prendere questa “materia”, senza aggiunger quasi niente, e di tradurla in oggetti comprensibili, anche nella nostra cultura. Gli approcci sono stati tanti. C’è chi ha assunto la forma già esistente del coperchio a punta aguzza, l’ha rimpicciolita, e moltiplicata in serie lungo una specie di collana, ed ha aggiunto all’interno di ciascun cono piccole pietre preziose come fossero campanellini. Un altro progetto ha rivoltato la forma, trasformando i vasi in palline appena aperte, una dentro l’altra come una matrioska, nel cui profondo cuore potrebbe trovarsi un piccolo tesoro. La particolare difficoltà di produzione sta nel costruire una sfera sopra l’altra. Oppure questo fondo del vaso non finito, che assomiglia a una moneta con un retro ed un verso del suo disegno a vortice nero di papiro, ha interpretato la fantasia tradizionale ruandese trasgredendola in scala più grande da un disco all’altro, legati fra di loro. Altri tentativi erano ricerche in parte non finite: come lavorare una pietra preziosa per integrarla più facilmente nell’intreccio, o sviluppare una nuova tecnica per realizzare spigoli di diamante con l’intreccio stesso. Tanta varietà d’idee, tanto entusiasmo in questa settimana ed un piccolo avvicinamento al paese lontano e alla sua cultura. Infine, il giorno della conclusione del workshop e della presentazione dei lavori, i prototipi erano già impacchettati in scatoloni ed accompagnati dalle schede tecniche. Soltanto attraverso pochi buchi si intravedevano i tesori, e i nostri pensieri, pronti per essere spediti alle donne artigiane in Ruanda.

designer Gabriele Gmeiner
tutor Bruno Carl Winter
in collaborazione con Club Soroptimist San Marino

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